giovedì 31 dicembre 2020

- LA STORIA DEL " BRINDISI" -

 

- FANTASY HOUSE SARA -


Il gesto del brindisi è ormai radicato nella cultura occidentale, ma le usanze che non appartengono alla nostra tradizione sono diverse. Il rituale gestuale e verbale del brindisi può essere più o meno elaborato o formale (alzare il bicchiere verso qualcuno o qualcosa e poi bere), è comunque un messaggio benevolo nei confronti della persona o della cosa presa in considerazione. La storia tuttavia ci racconta che non è sempre stato così: secondo alcuni studi, l'usanza del brindisi si è evoluta spinta dalla preoccupazione per possibili avvelenamenti; una pratica molto diffusa soprattutto nell'antichità (Roma e Grecia ne sono un esempio) e nel Medioevo. Si dice infatti, che l'usanza di scambiare il proprio bicchiere con quello altrui costituiva un segno di reciproca fiducia, così che prima di bere s'iniziava a sbattere il bicchiere verso quello dell'altro, scambiandone anche parte del contenuto. Secondo altri, la genesi del brindisi è da associarsi al XVII secolo ed esattamente alla consuetudine di aggiungere delle spezie alle bevande da parte di alcune dame dell'epoca. Da allora, gli uomini avrebbero usato il brindisi per catturare l'attenzione degli altri uomini e per ingraziarsi la stessa signora. Altri ancora ritengono che il brindisi sia un'usanza ancora più antica e che derivi dalle libagioni celebrate in onore di Dionisio, dio del vino. Il brindisi nell'antica Grecia avveniva in genere durante il simposio, e cioè alla fine del pasto. Aveva una connotazione rituale; era il momento della convivialità e incominciava con i sacrifici in onore degli dei: uno degli ospiti versava il vino a terra, mentre gli altri convitati pronunciavano una preghiera. Da più di cinquemila anni si brinda così. Chi conosce il vino, sentenzia Francois Rabelais,  celebre umanista e scrittore francese del XVI° secolo,  conosce la parola trink. Di fatto sono poche, pochissime, le varianti del rito. La letteratura, la musica, l'arte non ne danno quasi testimonianza. Per conoscerne alcune si deve ricorrere alle tradizioni popolari. Nei matrimoni tra ebrei, per esempio, si usa rompere il bicchiere dopo il brindisi a ricordo della distruzione del tempio di Gerusalemme. La stessa azione la si trova tra i popoli di religione ortodossa. Qui però cambia il valore simbolico. Per alcuni la rottura del bicchiere evoca la fine della vita celibe; per altri è l'anticipazione della lacerazione dell'imene della sposa. Il costume russo di lanciare all'indietro il bicchiere è spiegato come il gesto di liberarsi della ragione per cui si è brindato, in modo da lasciare spazio a un altro brindisi, a un'altra gioia. L'uso, abbastanza diffuso tra le popolazioni germaniche, di brindare guardandosi negli occhi, assume il significato di una partecipazione intensa e leale, nell'augurarsi reciproca salute e fortuna. Nella Repubblica Ceca questo brindisi è riservato ai maschi. Tra ragazzi e ragazze si usa invece brindare tenendosi mano nella mano e con la sinistra bere. La valenza simbolica non dovrebbe essere diversa da quella precedente. Un riferimento più marcato all'unione nuziale è il brindisi, diffuso soprattutto nel sud, di bere con le braccia intrecciate tra sposo e sposa.

Nella maggioranza dei casi tuttavia il brindisi si è svilito a rito meccanico. Gesto e parole hanno perso di significato. Le ragioni profonde del brindare non si riconoscono più, e il brindisi è diventato frase fatta, luogo comune, automatismo dell'inizio a bere. Cin cin, alasanté (à la santé), prosit (dal latino prodesse = giovare), lo stesso salute (impiegato tanto nei brindisi quanto dopo uno starnuto) sono usati a memoria, passivamente.

Di Cin Cin si sa che deriva dall'inglese chin chin, a sua volta derivato dal cinese ch'ing ch'ing, il cui significato è prego prego. Furono i marinai inglesi a introdurlo in Europa. Il grande linguista Bruno Migliorini per primo lo interpretò come parola onomatopeica, atta a riprodurre il suono dei due bicchieri che cozzano tra loro. Un'altra parola onomatopeica è usata nel brindisi polacco. Bevendo d'un fiato, gettando la testa indietro, si dice bach! quasi a riprodurre il suono della lingua schiacciata contro il palato.

Studi etnologici sul brindisi non sono stati ancora compiuti. O almeno non risultano nel vasto catalogo della biblioteca La Vigna di Vicenza, seconda al mondo, dopo quella di Berkeley (California), nella raccolta di libri sul vino. Vi è invece una ricca collezione di brindisi popolari, occasionali e di nessun valore letterario, pubblicati durante le Feste dell'Uva, promosse dal regime fascista. Fa eccezione un brindisi in lingua spagnola, tra i più interessanti che si conoscano: "Amor, salud y plata, y el tiempo para gustarlos". La sua bellezza è tutta nella sua saggezza. Potrebbe eleggersi a sintesi dei tanti brindisi colti, fin qui letti. Vi si augura l'amore, la salute e il denaro, ma non si dimentica di augurare il tempo libero, senza il quale né l'amore, né la salute, né il denaro valgono alcunché. Con rare eccezioni pare che tutto l'umano abbia trovato almeno una volta espressione in un brindisi. Sia esso atto letterario quanto nostro di ogni giorno, il brindisi ci lega ad un rituale antichissimo e ancestrale dei popoli, attraverso il quale il dono di bere vino si unisce ai nostri pensieri, alle nostre speranze, al nostro bisogno di "salute", cioè di "salvezza".

Uno studio francese ha dimostrato che sono più di quaranta i santi protettori del vino. Quello del brindisi potrebbe essere identificato in San Vincenzo. Era tradizione comporre dei giochi di parole con il suo nome. Alcuni di questi pare evochino proprio il brindare, come vin-cent, ossia l'augurio di bere per cent'anni, che si legge anche nell'Enrico IV di Shakespeare "io bevo all'amor mio caro, cuor contento cent'anni camperà!", e O vincent O, che si trovava sulle insegne dei cabaret e che si poteva leggere au vin sans eau e quindi interpretare, lunga vita "alla taverna del vino senz'acqua".

Quello del Capodanno lo conosciamo, in genere assume sempre una forma di augurio nei confronti dell'altro. Tuttavia, in alcune culture se da una parte è un gesto solenne e sentimentale, in altre può essere anche ironico e perfino osceno o offensivo. In Giappone prima d'iniziare a bere il celebre 'sake' si usa, come in Europa, fare un brindisi dicendo Kampai! Tuttavia, se siete in Giappone evitate di dire 'cin-cin', il cui significato è tutt'altro. Nei paesi di lingua inglese gli ospiti possono far intendere la loro approvazione ad un brindisi dicendo 'udite, udite' ("hear, hear"), seguito da una brevissima dedica. La persona onorata del brindisi però non deve bere, né tanto meno stare in piedi per ringraziare. Infatti, l'usanza è quella di farlo solo dopo la fine del brindisi, ringraziando colui che ha offerto da bere e non necessariamente contraccambiare. In Ungheria, non è visto di buon occhio fare un brindisi con la birra: la superstizione ha origine dai festeggiamenti fatti dagli austriaci durante la rivolta ungherese del XIX secolo, che pare siano stati fatti proprio con la birra. Anche nella storia del cinema i brindisi hanno avuto un ruolo importane. Qual' è il vostro film preferito dove il brindisi è diventato un cult?

James Bond( Sean Connery) in Missione Goldfinger afferma: ci sono cose che assolutamente non si devono fare, per esempio bere Dom Perignon del '53 a temperatura superiore a 4 gradi centigradi. Forse Sabrina, con la splendida Audrey Hepburn e il mitico Humphrey Bogart? O ancora Colazione da Tiffany, sempre con la deliziosa attrice britannica (ma belga di nascita, era infatti nata a Bruxelles), o ancora Amarcord o C’era una volta in America... sono davvero tante le situazioni immortalate nel grande schermo e diventate icona nel mondo del cinema. Salute allora!


Se volete farvi un viaggio in Europa e nel mondo attraverso i brindisi, non rimane che imparare un po' di terminologia, la bella figura sarà assicurata:

Se andate a Bologna: non una, ne due ma... cin cin cin cin cin cin

A Cagliari: saludi

Se andate a Varna o a Sofia, in Bulgaria: na zdrave

Praga: na zdraví

Dubrovnik o a Zagabria, in Croazia: živjeli

Copenhagen, e in tutta la Danimarca: skål

In Egitto: fee sihetak, bisochtak

A Tallinn, in Estonia: tervist

Ad Helsinki e in Lapponia: dove brinderete allo spettacolo della natura dicendo kippis

Parigi: santé

A Dublino e in tutta Irlanda: in gaelico slangiva e in irlandese sláinte.

Atene e in tutta la Grecia: eis igian, stin ijiasas, jamas.

In India: pro

A Londra: cheers

Reykjavik, in Islanda: skál

Riga, in Lettonia: uz veselibu

In libanese: Kessak

A Kaunas o Vilnius, in lituano: i sveikata

In Cina, in mandarino: yung sing e gan bei

A Oslo o a Tromsø in Norvegia per vedere il Sole di Mezzanotte e l'Aurora Boreale: skål

Amsterdam e Delft o Leida, in Olanda: proost, gezondheid

A Cracovia e a Danzica, in Polonia: na zdrowie

A Lisbona, in Portogallo: saúde

Nella splendida San Pietroburgo e a Mosca: dove il brindisi diventa vashe zdorovje

In Scozia: slainte

A Barcellona, a Madrid o a Valencia: salud

A Stoccolma, in Svezia: skål

A Berlino: prost, prosit

In Swahili: maisha marefu

Ad Istanbul: serefe

A Budapest, in ungherese: kedves egeszségedre



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